Era una riflessione che volevo fare da un po'. Per dirla light tech è una riflessione sull'estetica di sameplace. Chiamatelo "marketing esperienziale" o "semiotica degli applicativi" se preferite. Ma in fondo, vuole essere una riflessione sullo spirito di un'applicazione.
“Icona: Una cosa qualsiasi, è un’Icona di qualcosa, nella misura in cui è simile a quella cosa ed è usata come segno di essa” (CP 2.247; ms. del 1903; in antologia a p. 236). Es: un dipinto;
“Simbolo è un segno che si riferisce all’Oggetto che esso denota in virtù di una legge, di solito un’associazione di idee generali, che opera in modo che il Simbolo sia interpretato come riferentesi a quell’Oggetto. (CP 2.249, ms. del 1903). Es: una parola"
Il dubbio è: l'upgrade estetico di Sameplace ne rispecchia davvero lo spirito? Il passaggio dalla sfera (simbolo) al mezzo busto (icona) è davvero un passo avanti? So che a bard - uomo di sostanza - la faccenda non interessa, quindi scrivo senza censure.
L'icona inganna, è un fronzolo inutile; sameplace non è pensato per rapporti tra estranei. Tra chi lo usa c'è sempre quella complicità che basta a pensare "so che tu sai", e tanto basta. Il resto è interazione, ma viene dopo.
Ci sarebbe solo più coerenza con l'immagine di marca, per così dire. Ma sinchè non ci sarà una versione commerciale non credo che ci saranno problemi.
Fine della riflessione. Voi che ne pensate?
Nekuia
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