mercoledì, marzo 07, 2007

Baudrillard non è morto...

ha solo cambiato facoltà. Neppure possiamo dire che ha smesso con l'insegnamento, sarebbe un'eresia.

Non rilascerà più interviste, questo si; nè scriverà altri saggi graffianti (per chi non vuole definirli illuminanti). Personalmente, per quel che vale, preferisco pensare che sia andato in pensione. Preferisco credere che che si sia voluto riposare o che proprio morisse dalla voglia (non è macabro, lui apprezzerebbe la doppia isotopia) di riprendere qualche discorso interrotto con Barthes o di iniziarne uno con qualche potente che in vita non aveva avuto modo di incontrare.





Resta di lui una immensa eredità, reale, accompagnata dalla fastidiosa ragione che anima le sue osservazioni. Tra tutte ricordiamo: Il consumatore è un lavoratore che non sa di lavorare
So già che qualche pazzo, probabilmente analfabeta (nel senso che non sa leggere) proverà a dire di quanto sia ridicolo che su internet si ricordi chi, come Baudrillard, ha tanto osteggiato il virtuale.
Pazzi. E analfabeti.

Chi ha letto Baudrillard sa che la sua avversione al virtuale (dalla televisione ad internet) è l'avversione contro una finzione che vuole sopravanzare il reale non per sostituirsi ad esso (sarebbe aspirazione legittima anche se autodistruttiva) ma per sostituirsi nella sostanza lasciandone intatta la forma. In altri termini creando un'impostura.

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