martedì, agosto 12, 2008

Social Broker: il lavoro del futuro

Disclaimer: niente immagini per ovvi motivi

Se è vero che il Word of Mouth sta diventando una delle modalità di dialogo preferita tra le aziende e gli utenti (non dico "clienti" proprio per marcare la differenza di visione), allora un lavoro del futuro non potrà che essere il social broker. Fortunata Piselli definisce questi soggetti:

"professionisti" delle relazioni di network che usano i loro speciali "talenti manipolativi" per mediare tra sistemi sociali e culturali diversi.

Di certo il senso originario non era rivolto al web ma è facilmente adattabile. Insomma, tra lo sneezer inconsapevole e lo spammer professionista, sembra che si possa fare largo una nuova figura. Non serve molto però per andare a scovare la definizione originale di Jeremy Boissevain in Friends of Friends, addirittura del 1978 che già intitolava il sesto capitolo - grossomodo -

Manipolatori sociali: mediatori come imprenditori.

Questi social brokers non sono dei cinici mercanti di opinioni o di link, non sono convincitori professionisti. Insomma non sono gli attuali PR nè si avvicinano al concetto comune di Lobbysta. Non sono imprenditori per altri, sono imprenditori autonomi che collaborano con altri.

un "un social broker" mette le persone in contatto fra loro, direttamente o indirettamente, allo scopo di conseguirne un profitto. Egli colma i vuoti di comunicazione fra persone, gruppi, strutture e anche culture [come quella aziendale e quella degli utenti - Nota nostra -]. [..] é un manipolatore professionista di persone e informazioni che mette in comunicazione per conseguire un profitto. Perciò occupa un posto strategico in un Network di relazioni sociali visto come un network di comunicazione.
J. Boissevain
Risorse: una buona sintesi di Reti: l'analisi di Network nella scienze sociali
Oppure si può comprare l'originale: Friends of Friends

sabato, agosto 09, 2008

Antropologia di youtube (dal Kansas)






Dallo stesso autore del celebre video Web 2.0 ... The Machine is Us/ing Us arriva un (lungo ma interessante) video dedicato all'antropologia di youtube nell'ambito del progetto di etnografia digitale Digital Ethnography.


Il contesto sta collassando, dice l'autore e probabilmente è vero. Ancora più vero è quanto gia detto nel video precedente: il web sta smettendo di linkare documenti e comincia(?) a linkare persone.

Ovvio che il web sono le persone...

Sono 55 minuti di video. Mettetevi comodi.



Tra i progetti più promettenti c'è anche un wiki con una bella crono (e video) storia di youtube

martedì, agosto 05, 2008

Word of mouth, passaparola e... two step flow

I maestri di Ninjamarketing, qualche giorno fa in un commento, mi incoraggiavano a dare uno sguardo più approfondito ad un loro post: l'influenza del WOM nelle scelta d'acquisto dei teenager.

Partendo da una ricerca della NovaQuant (sotto) e dagli spunti forniti da Sergio Amati di Doxa si delinea finlmente un quadro roseo per il word of mouth, non solo come tecnica ma soprattutto come strumento di lavoro per i marketer (convenzionali e non, on e offline).

Sembra sempre più assodato che il web in particolare sia un potentissimo catalizzatore per il passaparola ma soprattutto - sia per esperinza che dai dati che leggo - le aziende [o i clienti, secondo da che parte state] cominciano a buttarcisi a capofitto.

Che sia tutto oro? Lo vorrei. Lo vorremmo tutti.

Resta però sempre più difficile arginare quei clienti che si appigliano al lato più nero dell'anima del WOM. Non si parla di commercio o vendite, si parla di guerra. Per i vecchietti della comunicazione come me il WOM nasce con la guerra, negli Usa, ha il sapore delle frattaglie e ricorda il nome di Lazarsfeld e Katz.

Coloro che, assoldati dal governo, per primi usarono il concetto di comunicazione a due livelli (o Two step flow of communication) per convincere le massaie a mangiare frattaglie in tempo di guerra. In sintesi avevano capito che se il governo diceva loro di mangiare frattaglie non lo avrebbero fatto tanto volentieri come quando a bisbigliarlo era la vicina di casa. Si trova descritto in:

Personal Influence: The Part Played by People in the Flow of Mass Communications

Da parte mia ho sempre creduto che il word of mouth sia la via più breve per dimostrare quanto sia vero non solo che i mercati sono conversazioni ma soprattutto che lo stiano diventando sempre di più. Perché la direzione del cambiamento è chiara ma la trasformazione non è completa, ed è sempre in agguato l'equazione: Wom=convincere la gente a fare quel che dico io. Non è così, il Wom è uno strumento a doppio taglio.

C'è da chiedersi se il valore e le potenzialità del Word of mouth si accrescano o diminuiscano una volta portato in Italia e divenuto passaparola. Italia - e italiani - che sono paese e popolo senza memoria. E su cosa si basa il valore dello sneezer o se non sul credito che gli si attribuisce? e cosa è il credito se non una stratificazione di memoria?

Purtroppo la via per il 2.0 passa anche dalle casse di una azienda, dalle tariffe del mobile, dalla copertura Adsl.

Passate parola

Read this document on Scribd: WOM Report 10-26-07 final

venerdì, agosto 01, 2008

Rai4. Tormento d'estate e destabilizzatore identitario

Tornare a casa, sedersi al bar ed ascoltare la piazza.
Capita, quando l'iPhone è un'eco lontano.

Scoprire che, dove sono nato, il problema che tiene banco tra i tavolini è: "Dove sintonizzo Rai Quattro?".

Questone spinosa se hai passato di molto gli anta e il tuo tempo (e la tua identità, e quello-di-cui-parlerò-domani-al-bar) si divide tra Rai e ReteQuattro.

Non ho ancora un'opinone.

Ascolterò.