martedì, aprile 03, 2007

L'etica 2.0 e lo spirito di Same Place

Se dovete dire qualcosa a Bard, affrettatevi...
a breve sarà irreperibile per tre giorni

Siamo ormai alla terza parte del viaggio e, come al solito, facciamo il punto della situazione su quanto ci siamo detti. Posto che Same Place è un software primitivo e che ha pieno titolo ad entrare nell'alveo delle applicazioni 2.0 dobbiamo capire, in soldoni, cosa comporta per l'utente finale.

Per farlo ci tocca volare un poco più alti di quello che abbiamo fatto sino ad adesso.Il termine é brutto, lo so. Potremmo chiamarlo Pasquale, ma di fatto dobbiamo occuparci di un minimo di semiotica dei browser. Ma poco, giuro. Siete svenuti? Good! Allora si comincia.

Sino ad ora abbiamo parlato di Same place come causa, adesso ne parleremo come effetto. Nel web 1.0 la navigazione era una dimensione personale ed esclusiva. Personale nel senso che che il bello e il nuovo di quello strumento era l'interattività dei contenuti e la decisione di un percorso autonomo nella fruizione degli stessi. Esclusiva, perchè l'attività di navigazione era finalizzata alla ricerca di contenuti. Certo, si poteva fare altro nel frattempo, ma di fatto, vuoi per la lentezza delle linee vuoi per le potenzialità dei pc, si trattava di attività binarie e alternative: o si naviga o si chatta o si guarda la posta.

Perchè scomodare il buon Weber e la semiotica per queste fesserie? direte voi.
Perchè ogni oggetto di senso (sì, anche Explorer) contiene al suo interno gli indizi per il suo utilizzo. Contiene, si dice un gergo, un Lettore Modello. Il lettore modello, detto in due parolo e quella cosa che incazzare i mancini quando non riescono a scrivere nei quaderni con gli anelli... quei quaderni, infatti, sono costruiti per persone che scrivono con la mano destra e nella loro conformazione ci sono gli indizi per scoprirlo: pene il fastidio, ovvero l'oggetto che si ribella.

Qual'è il lettore modello di Explorer? e quello di Firefox? siamo sicuri che siano entrambi solo dei browser? Io no. Infatti Explorer non aveva (sino alla versione 6) la navigazione a schede nè la possibilità delle estensioni.
Firefox nasce con entrambe queste possibilità e questi indizi ci avvisano che i lettori modello dei due browser sono differenti. Non perchè sia differente il target d'utilizzo, ma perchè il pieno uso dei due comporta un approccio differente al web.
Firefox nasce con la possibilità della personalizzazione, possibilità che va ben oltre una skin; ma questo non è semplicemente un qualcosa di nice to have questo è un'altro concetto del web. Come mi ha fatto notare il mio amico Kia l'open source migliora la programmazione perchè, per così dire, porta degli ospiti in casa; costringe i programmatori a scrivere del codice "pulito" perchè altri lo possano leggere e migliorare, altrimenti quel codice, per quanto buono viene accantonato.

Stiamo per arrivare al dunque. In questo modo, nasce un etica diversa da quella conosciuta in precedenza, nasce l'etica della condivisione. Nasce la necessità di condivisione per superare un modello produttivo che stava mostarando tutti i suoi limiti, quello della concorrenza pura. Non è un'idea nuova, intendiamoci. Da sempre gli scienziati mettono a disposizione le proprie scoperte perchè altri le utilizzino e le migliorino senza dover fare tutto da capo. Sarei sul lastrico se pagassi ogni volta che uso il teorema di Pitagora... ;-)

In sintesi: mentre la navigazione classica explorer + messenger prevede un macchina che lavora in multitasking, la navigazione per tab prevede un utente che pensa in multitasking. A suo modo chi usa Firefox è una mutazione, primitivo come Same Place.

E Same Place, aggiungendosi al browser, come ne muta le caratteristiche e il Lettore Modello? Facile, in un certo senso ce lo siamo già detti. Same place fa parte di quel respiro del web che tradisce lo spirito iniziale di Arpanet e conduce ad una navigazione che non soltato è multitasking perchè parallela ma è soprattutto collettiva perchè condivisa.
L'utente insito in SamePlace è stanco della personalizzazione estrema del percorso di navigazione. Una personalizzazione che diventa ben presto isolamento e che per entropia esaurisce la propria carica di novità.

Same place è il compromesso funzionante tra il web come esperienza di massa (nel senso televisivo) e il web come solitudine della personalizzazione.
E' social. E' 2.0... in sostanza Same Place è l'estensione di sè stesso. Anzi: ogni utente è un'estensione di Same Place.
Gli esempi si sprecano, anzi, si sprecheranno... nel prossimo post.

Ps: nonostante le minacce di Bard mi ostino a volergli fare un'intervista, chi ha idee, suggerimenti o domande può mandarmi una mail o postare nei commenti.





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